Com’è nato «L’Italia vista da fuori?»
Il libro nasce dalla constatazione che molti fatti accaduti in Italia tra giugno e dicembre 2018 non hanno avuto effetto solo sull’attualità di quei mesi, ma hanno toccato aspetti fondamentali: la Costituzione e i rapporti fra poteri dello Stato, il diritto umanitario e la percezione del fenomeno migratorio, le relazioni con la Russia. Meritava raccogliere i commenti suscitati dai fatti di quel periodo, perché la loro portata supera il tempo in cui sono accaduti.
Quali sono gli obiettivi del libro?
Il libro fotografa sei mesi di storia recente italiana visti dall’estero, da una prospettiva estranea ai cliché del dibattito interno alla Penisola. L’obiettivo è dare una lettura di un semestre in cui l’Italia ha vissuto alcune svolte destinate a segnarne il futuro, da molti punti di vista, non solo politici. Il libro tocca anche fatti che hanno lasciato un segno profondo e duraturo, come il crollo del ponte Morandi o la vicenda della FIAT con la morte di Sergio Marchionne. Sei mesi in cui sono cambiate molte cose e di cui l'Italia si ricorderà a lungo.
A quali modelli si ispira, «L’Italia vista da fuori?»
I libri che nascono da raccolte di articoli sono molti e hanno alcune caratteristiche interessanti. Rappresentano la realtà in modo particolarmente vivo, perché i singoli testi sono stati scritti nell’immediatezza dei fatti, ma, letti in sequenza e a distanza di tempo, permettono di scoprire relazioni che al momento della loro scrittura non si immaginavano. Nessun articolo è rimasto davvero uguale al testo originale. Nel realizzare il libro, ho tenuto conto delle domande e dei commenti provenienti dai lettori attraverso i miei profili in Internet. Ne sono nati approfondimenti e integrazioni anche di notevole estensione, rispetto alle versioni originali.
A quale lettore si rivolge questo libro?
«L’Italia vista da fuori» è scritto per lo stesso tipo di lettore che segue il mio blog e i miei interventi in Internet. E’ un lettore che vuole guardare con consapevolezza all’attualità interna e internazionale, ma non è soddisfatto delle analisi che trova sui giornali e nei media. Cerca una visione più sintetica e distaccata degli eventi, una lettura più ragionata dell’attualità.
Com’è stato accolto il libro dai lettori?
Riporto un’osservazione giuntami da una lettrice molto attenta: leggere articoli comparsi in tempi e circostanze differenti permette di rivedere i fatti in ottica più matura di proiettare le loro conseguenze sull’attualità. La conferma è che il libro è stato acquistato subito da coloro che mi seguono già attraverso Internet: gli articoli contenuti in «L'Italia vista da fuori,» oggi non più disponibili in Rete, li avevano già letti, ma hanno voluto il libro. Mi ha fatto particolarmente piacere che molti ne abbiano acquistate più copie, per farne regalo.
Quali ricerche ci sono, alla base de «L’Italia vista da fuori?»
Questo è un libro formato da testi che escono nell’immediatezza di singoli eventi. Sono abituato, anche per commentare l’attualità, a fare approfondimenti e indagini, come per il resto della mia attività. Se scrivo sulle migrazioni, ho letto nel dettaglio le leggi sugli stranieri e i trattati internazionali di diritto umanitario; quando parlo di rapporti con la Russia, lo faccio conoscendo la situazione interna di quel Paese e la realtà delle relazioni fra Mosca e l’Occidente, e così via. Gli articoli non sono mai una semplice narrazione dei fatti.
Cos’è emerso, durante la scrittura de «L’Italia vista da fuori?»
Scrivere un libro formato da testi nati per occasioni diverse fa scoprire, strada facendo, percorsi di lettura inaspettati. L’attualità è un nastro che scorre, ma i testi contenuti nel libro, aggiornati e completati con approfondimenti e commenti dei lettori, cristallizzano delle situazioni da ricordare. Offrono spunti che superano il momento contingente, in cui sono avvenuti i fatti. E' questa, credo, la ragion d’essere di una raccolta come «L'Italia vista da fuori.»