[L’autore] non scivola mai sugli insidiosi crinali del tono moralistico o della deformazione grottesca, ma sa rimanere sul godibilissimo filo di una controllata leggerezza di spirito.
[L’autore] non scivola mai sugli insidiosi crinali del tono moralistico o della deformazione grottesca, ma sa rimanere sul godibilissimo filo di una controllata leggerezza di spirito.
[…] Ecco un simpatico libro a metà fra il saggio e il racconto, di grande attualità e ironia.
Nel libro di Luca si sente da un lato la competenza di chi narra di cose che conosce a fondo e le porge al lettore con la massima chiarezza unita al minimo ingombro.
Anche se molti la riterranno una sciocchezza, voglio sbilanciarmi e correre il rischio: leggendo queste sapidissime pagine ho risentito immediatamente il gusto scaturito dalla lettura de «La chiave a stella» di Primo Levi (lui pure torinese doc; pura coincidenza?). Generi diversi, ovviamente: un romanzo breve da una parte, sei veloci ed autonomi episodi dall’altra. Tuttavia, accanto all’ambientazione nel mondo del lavoro, c’è ad accomunarli – a sommesso giudizio di chi scrive – la felice combinazione tra la limpidezza stilistica della scrittura e la signorile ironia che la percorre […] capace di vivacizzare una materia apparentemente impermeabile alla rugiada del sorriso. E’ una galleria circoscritta, quella che ci viene proposta, ma il tipo umano che ne scaturisce è di plastica evidenza (e, purtroppo, rispondente al vero): è l’immagine dell’italiano come maestro del «pressappoco», del «potrei ma non voglio», con un forte quoziente di autostima ed uno bassissimo di umiltà, inguaribilmente individualista, capace magari del beau geste e del guizzo creativo ma spesso refrattario a quelle virtù che fanno la differenza tra le persone: competenza professionale e affidabilità umana. Si sorride, certo; ma il lettore attento ne ricaverà sicuramente motivo per qualche riflessione agrodolce (di cui sarà grato all’autore che l’ha così garbatamente stimolata).
Ridere per non piangere: se non fosse per la serietà dell’autore direi che sono inventate tanta è la loro assurdità. Un paio d’ore di lettura, divertenti anche se, appunto, c’è di che piangere.
Ridere per non piangere di Luca Lovisolo è un testo scorrevole, di piacevole lettura, con punte di ironia per i dettagli descrittivi proposti e per le scene presentate. L’autore, esperto consulente aziendale, ci offre sei episodi vissuti in prima persona che mostrano come in alcuni casi la realtà imprenditoriale italiana si rapporta con il mercato internazionale. Una grande sfida verso la globalizzazione, che molte imprese non sono in grado di affrontare con i mezzi adeguati e con lo spirito giusto, convinte di aver già tentato tutte le strade possibili, e invece cementate in una realtà che ormai ha poco da offrire se non si trovano strade alternative e originali. Le sei storie presentate sono molto eloquenti in quanto, in termini anche leggeri e in modo talvolta velato, mostrano come manager e dirigenti spesso sopravvalutano le loro capacità per la posizione che occupano. In fin dei conti, basta poco per far crollare tutto il loro sistema di certezze.
Buonasera Luca, sto divorando il suo ‘Ridere per non piangere’: esilarante! Un saluto cordiale.