Com’è nato il libro «Gli imperi non vogliono morire?»
E’ nato dalla mia decisione di andare in Ucraina, dopo l’occupazione della Crimea da parte della Russia. Era già chiaro che era solo il primo passo di una guerra che non sarebbe finita lì. Decisi così di partire, per capire da vicino il Paese prima che gli eventi precipitassero, com’è avvenuto poi con l’invasione su larga scala, nel febbraio 2022. Alle considerazioni raccolte durante i viaggi si affiancano gli articoli che ho scritto per il quotidiano svizzero Corriere del Ticino nel 2023, quando l’Ucraina era già in guerra totale. Sono confluiti nel testo con ulteriori precisazioni e integrazioni.
Qual è l’obiettivo del libro?
E’ un obiettivo ambizioso: far conoscere dal vivo, attraverso le osservazioni fatte durante i viaggi, la situazione dell’Ucraina dopo la celebre «Rivoluzione del Majdan» nel 2013/14 e prima della ripresa della guerra nel 2022. E’ stato un momento chiave, per la storia recente: la popolazione ucraina voleva l’avvicinamento all’Europa, ma una parte dell’élite politica e affaristica restava legata al passato, mentre la Russia soffiava sul fuoco dei contrasti. E’ essenziale conoscere quella fase, per comprendere il senso della guerra di oggi, non solo per l’Ucraina ma per tutti noi.
A quali modelli si ispira «Gli imperi non vogliono morire?»
E' difficile indicare un modello. Mi sono ispirato alla letteratura di viaggio, ma, insieme alle descrizioni dei luoghi e degli incontri con persone, ci sono capitoli di approfondimento. Il risultato è un misto fra pagine che raccontano i luoghi e le mille piccole avventure di ogni viaggio auto-organizzato, e altre che descrivono il retroterra storico e culturale prendendo spunto da fatti e personaggi. In tutte le parti del libro ho voluto mantenere un linguaggio diretto, per una lettura scorrevole.
A quale lettore si rivolge questo libro?
A chi vuole conoscere un Paese oggi al centro dell’attualità per la tragedia della guerra, ma della cui realtà credo si sappia ancora poco. Di solito, chi legge i miei libri cerca qualcosa che vada oltre i luoghi comuni. Forse, questo libro, fra tutti quelli che ho scritto, è quello che fa scoprire più cose non dette o poco note sull’Ucraina e sull’ex Unione sovietica. Realtà sulle quali regna una certa confusione, anche a causa delle molte narrazioni propagandistiche. Penso, ad esempio, alle vicende della Crimea o del Donbas. Forse è anche il libro che racconta più di me stesso.
Com’è stato accolto il libro dai lettori?
Ho deciso di pubblicare questo materiale ricordando l’interesse con il quale i lettori avevano seguito i miei viaggi in Ucraina, che condividevo in tempo reale via Internet. D’altra parte, gli articoli usciti sul Corriere del Ticino hanno suscitato grande interesse, tanto che, dopo quelli sull’Ucraina, il giornale ha pubblicato una mia serie annuale dedicata alla Russia e oggi è in corso un’altra serie, sulla riunificazione della Germania.
Quali ricerche ci sono, alla base di questo libro?
Ci sono dieci anni di lavoro su molti elementi di storia e attualità ucraine: aspetti culturali e linguistici, evoluzione politica, rapporto con la Russia e l’ex Unione sovietica. Nel libro confluiscono le conoscenze acquisite viaggiando, ma anche facendo ricerca per la mia attività professionale e per intervenire su vari media.
Cos’è emerso, durante la scrittura de «Gli imperi non vogliono morire?»
Mi ha impressionato, ma non mi ha sorpreso, la continuità che ho ritrovato riordinando gli appunti dei viaggi, rispetto ai testi scritti dopo l’invasione dell’Ucraina su larga scala del 2022. Tra i viaggi e la ripresa della guerra sono passati anni, ma i segni premonitori erano già ben visibili. Tra il racconto dei viaggi e l’Ucraina di oggi, in guerra totale, quasi non si avverte il salto. E’ una constatazione amara, perché già allora si sapeva come sarebbe andata a finire. Eppure, il mondo non è stato capace di evitare la tragedia.